L’essenza del lavoro, il tempo e il suo rapporto con la soggettività vivente, è il tema di questo saggio. Nel processo della sua espressione esso diventa una forma della prassi trasformatrice in cui le energie umane, fisiche e intellettuali sono poste in azione. Il lavoro mette in azione le facoltà e la potenza del Desiderio in uno slancio costruttivo più che produttivo che realizza il lato attivo della conoscenza in un’attività finalistica. Il conflitto fa del lavoro il motore dello sviluppo e il campo di rapporti in cui esso contende il potere al capitale. Liberato dai vincoli dei rapporti di dominio, dei saperi settoriali e reificati dell’economia e del diritto, il lavoro dispiega il suo movimento immanente e diventa il fulcro del progetto di cambiamento sociale. Nell’interpretazione proposta mostra il suo carattere espressivo, costruttivistico e la sua rilevanza assiologica, fondando relazioni tra viventi, non soltanto transazioni e scambi tra figure di classe. Comunque organizzato e dovunque dislocato, in un contesto fordista o post-fordista, materiale o immateriale, il lavoro continua ad occupare il centro della scena e conserva il dinamismo di un processo che supera ogni limite che ne ostacoli l’emancipazione.
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