IL CAPITALISMO ITALIANO

Dal negazionismo all'economia di guerra. La crisi

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Formato: PDF 150x210, 20 pagine / Luglio, 2020 / ISBN: 9788893135375

Il dibattito politico, scordandosi di operai e operaie – che, del resto, vengono considerati come un mero input, al pari di denaro e tecnologia –, si concentra intorno alla richiesta di un principio di gratuità del credito a favore delle grandi aziende. I vincoli di austerità si allentano per lasciare spazio a una ristrutturazione capitalistica che è ancora senza appalto. La voce di Confindustria si alza per rivendicare la propria esclusiva capacità di moltiplicare le forze produttive, non per le innovazioni del ciclo o del prodotto, ma solo grazie alle deroghe dei contratti collettivi nazionali e al desiderio mai sopito di sancire per legge la libertà da ogni vincolo fiscale. Rivendica così la necessità di avere carta bianca sui licenziamenti, che Bonomi già prevede nell’ordine di un milione di posti di lavoro, sulle assunzioni (precarie, naturalmente), nonché sui ritmi e sulla durata della giornata lavorativa. D’altronde siamo in guerra, bellezza. Ma questo atteggiamento predatorio, le richieste allo Stato e l’assenza di un piano non possono nascondere il movimento complessivo di trasformazione tanto del lavoro quanto delle relazioni industriali. In una parola, nella richiesta di allentare le maglie dei contratti nazionali – che finora hanno funzionato per lo più imponendo limiti precisi agli aumenti salariali, ma che ora il confindustriale vede come ostacolo all’ulteriore compressione dei salari – si gioca una posta superiore a quella di uscire “indenni” dall’immediato presente.